lunedì 29 dicembre 2014

Stuccatura - Fine di un incubo

C'è poco da dire questa volta. E' finita.
Tecnicamente non è stato difficile, le solite guide, tanto stucco da perderne il conto e una gran fatica.
Le nostre spalle sono andate in pezzi poco prima di finire, la steccata finale, con il "nero spia", l'hanno dovuta fare 2 collaboratori esterni, 2 giorni massacranti che ci siamo risparmiati. I soldi che ci sono costati sono sicuramente inferiori a quelli che avremmo dovuto dare ai fisioterapisti, tutto sommato, abbiamo risparmiato.
Tre mani di stucco per lato sono bastate, siamo diventati pure bravi. Tutte le mani sono state seguite da una durissima levigatura.
Siamo scesi con lo stucco circa 20 cm sotto la DWL teorica, non si sa mai, se qualche cameraman di un cantiere rivale ci riprendesse in HD mentre siamo sbandati.
Dopo le 3 mani e dopo la steccatura finale, abbiamo corretto le imperfezioni risultanti e tappato tutti i buchini delle bolle d'aria che inevitabilmente lo stucco ingloba. Un lavoro rilassante se paragonato al resto. Il risultato però è veramente buono, molto buono, un Perini-ino (come lo chiamiamo noi).
Angelo, il nostro maestro (adesso collega) e Andrea (il fornitore) di Iternational Paint, sono venuti a farci visita e ci hanno fatto molti complimenti (sembravano pure sinceri).
Adesso è tonda, difficile capire in che materiale è stata realizzata, tutte le saldature sono scomparse, siamo stati maniacali nelle rifiniture,  ci avevamo preso gusto.
Abbiamo anche "rifilato" i passa-uomo per riallinearli alla coperta.
Per finire il ciclo dobbiamo ancora dare a spruzzo un nuovo stucco ad alto spessore e poi dargli una scartata, poi il sotto smalto e lo smalto (sempre a spruzzo).
L'ultimo dei lavori deprimenti è finalmente concluso, adesso ci aspettano ancora tante cose ma tutte più veloci e gratificanti.
Rimanderemo queste ultime 3 lavorazioni a marzo-aprile, i prodotti devono essere dati con una temperatura di superficie che oscilla dai 10 e i 25 gradi, adesso è troppo freddo.
Prossimo obiettivo è la chiusura dello scafo, le lastre di metacrilato sono arrivate e nei prossimi giorni inizieremo il taglio di tutte le  finestratura, oblò e tambuccio, il capannone inizia a cedere e in qualche punto l'acqua piovana passa, per iniziare il lavoro di falegnameria è necessario sigillarla.
Dimenticavamo, lo stucco che abbiamo dato, miracolosamente galleggia.









Lo sconforto prima dell'assalto finale. Foto gentilmente concessa da Barbara.





venerdì 8 agosto 2014

Dai lo stucco, togli lo stucco, dai lo stucco, togli lo stucco

Pensavamo di aver scavallato i tempi bui, di aver lasciato alle nostre spalle la fatica, il sudore e la sporcizia e invece il peggio doveva ancora arrivare. Cantare vittoria è sempre un errore imperdonabile, non eravamo preparati psicologicamente ad affrontare tale situazione.
In verità avevamo tentato di evitare il tutto affidando il lavoro ad Angelo e Fosforino (i 2 viareggini), ma i tempi (come loro hanno affermato fin dall'inizio) non erano come noi ingenuamente credevamo.
Hanno iniziato loro impostando il lavoro e insegnandoci il mestiere, poi, piano piano siamo subentrati per arginare i costi che altrimenti sarebbero stati per noi insostenibili.
Il sospetto è che i soldi risparmiati li spenderemo in protesi, fisioterapie e badanti; le nostre spalle sono andate, per bere abbiamo bisogno della cannuccia, per mangiare abbassiamo il viso sul piatto e cerchiamo di arrangiarci.
Iniziare gli impianti contemporaneamente alla stuccatura non era possibile, la polvere finissima avrebbe sciupato tutto, e tentare di arginarla, ci avrebbe costretti a sigillare lo scafo a tal punto che poi saremmo morti di stenti o soffocati, facendo la fine dei topini in trappola.
Abbandonata l'ipotesi ci siamo affiancati a loro, creando a volte 2 squadre, Angelo e Fosforo davano lo stucco e noi poi lo toglievamo, Penelope docet. Dare lo stucco è quasi una gioia, toglierlo, un po' meno. Lo scafo, come da loro affermato, faceva "onco 'a bai", per verniciarla lucida bisognava rifarla completamente.
Hanno iniziato posizionando delle guide di legno rivestite con nastro isolante con sotto lo stucco, per ritrovare le centine corrette, sia in lunghezza che in larghezza, alla fine la tuga è stata suddivisa in settori. Poi stucco a volontà rasato con delle stagge flessibili ma non troppo da far scorrere sulle guide. In alcuni punti abbiamo dovuto aggiungere quasi 2 cm di stucco, dalle 5 alle 10 applicazioni, ogni applicazione intervallata dalla rasatura a mano con carta a vetro. 
Quando le curvature hanno iniziato ad assumere un aspetto piacevole alla vista, abbiamo iniziato con le stecche a scartavetrare, davamo prima il nero con la bomboletta spray e poi .... giù di stecca, dove rimaneva il nero, stucco e poi tutto da capo.
Per le parti dritte abbiamo comprato una scartatrice elettrica molto lunga che ci ha agevolato il lavoro in maniera sensibile. Lo specchio di poppa era un disastro, non c'era un settore parallelo all'altro e dritto, naturalmente stiamo parlando di verniciare lo scafo lucido a specchio, se avessimo scelto di lasciarlo alluminio o opaco, lo scafo andava benissimo. Perché, perché, perché.
Per terminare la tuga abbiamo impiegato 180 Lt di stucco bicomponente di International Paint, un patrimonio di denaro, ci manca solo da ricostruire gli angoli convessi dandogli una stondatura con dei regolini, e ammorbidire gli angoli concavi con un po' di olio di gomito.
Dopo passeremo alle murate. Che Dio ci aiuti.






























domenica 27 aprile 2014

Schiuma - La coimentazione di una barca di alluminio

Due giorni tondi tondi, uno per schiumare e uno per rifinire e tagliare.
Il nostro caro compagno alluminio ormai è solo un ricordo, non si vede più nemmeno dentro.
La sensazione è quasi irreale, il colore giallo chiaro illumina e la voce sembra ovattata, un ospite non si accorge di niente ma noi che abbiamo passato una vita dentro  a ragionare e a lavorare facendo rumore, lo percepiamo.
La schiuma ha creato un corpo unico, le vibrazioni sono quasi scomparse e adesso,  anche se a qualcuno casca qualcosa di mano in coperta quando il compare è sotto, non si rischia più il ricovero ospedaliero d'urgenza al reparto otorinolaringoiatra.
Il calore si mantiene dentro molto più a lungo anche se non ci sono ancora le finestre, il motore dell'aspiratore ha alzato la temperatura interna e quando invece l'effetto serra esterno ha reso insopportabile il calore sopra coperta, dentro si stava bene.
Funziona.
Esistono aziende esterne che per una cifra improponibile fanno lo stesso lavoro che abbiamo fatto noi con un quarto.
L'applicazione è veramente banale, noi abbiamo acquistato il prodotto in  kit da 2 bombole più pistola e augelli. Polurietano espanso a cellule chiuse bicomponente, con 3 kit abbiamo fatto tutto.
Abbiamo applicato il prodotto sia sul tetto della coperta che sulle murate al disopra della linea di galleggiamento.
3 Kit completi sono bastati. Per trovare il prodotto abbiamo impiegato mesi di ricerca su internet, è un prodotto altamente professionale che non si trova su ebay, esistono credo solo 2 aziende nel mondo che producono questi prodotti e una sola di esse ha nel suo listino kit di questo genere.
La consistenza della schiuma è eccellente, a tagliarla si vede la compattezza interna.
L'unico difetto del kit è la sua pressione all'interno che sciama via via che si da, quindi, con le bombole nuove si viaggia che è una meraviglia, lo spruzzo è potente e uniforme e si riesce con facilità a creare uno strato uniforme, quando invece si cala sotto la metà, il getto diminuisce e si controlla meno la quantità applicata.
Con dei coltellacci ci siamo spaccati la schiena ad eliminare i rigonfiamenti non uniformi e per livellare le pareti ma la cosa più difficile è stato pulire, un vero incubo.
Abbiamo dato un paio di mani di primer sotto la linea di galleggiamento che per colpa del pigmento rosso del penetrante ha preso un bel colore rosa maialino, lavarla con il sapone prima non è servito a niente.






martedì 8 aprile 2014

La barca bianca


Nemmeno il tempo di tirare il fiato e far raffreddare l'ultima saldatura che, la barca ha cambiato colore. Ma come è successo? in verità ci organizzavamo da un anno. Tutto sincronizzato. Marcus di Riva del Garda ha aspettato una finestra di un paio di giorni di bel tempo ed è sceso giù con tutti i suoi macchinari ed insieme al suo collega Enzo, ha sabbiato tutto lo scafo e ha ricoperto tutta l'opera viva di un prodotto miracoloso, che ha creato una specie di guscio stagno intorno allo scafo. A toccarlo da un senso di fiducia, è impenetrabile e si è ingoiato tutte le eventuali imperfezioni nelle saldature. Prevenire è meglio di curare e diciamocela tutta, chi si fida di un saldatore?
Questo prodotto è pazzesco, c chiude qualsiasi porosità. In pratica è come avere un guscio unico che protegge lo scafo anche dalle correnti galvaniche e fa dormire sogni tranquilli. Sopra di esso solo l'antivegetativa. 
Visto che ne avanzava un po' abbiamo deciso anche di proteggere le saldature dall'interno.
Questo prodotto non lo hanno inventato solo per noi naturalmente, Marcus lavora per i più importanti cantieri navali italiani e non solo e , foto alla mano, ci ha mostrato la sua applicazione su scafi di alluminio "importanti". Ragazzi eccezionali, profondi conoscitori dell'argomento trattato. Illuminanti. Tutto si è svolto molto velocemente, il primo giorno hanno sabbiato lo scafo e dato questo prodotto, subito dopo abbiamo fermato l'ossidazione dando il primer di International Paint, il secondo giorno hanno sabbiato la tuga e noi subito dopo averla aspirata l'abbiamo verniciata. Tutto entro i tempi stabiliti dalle specifiche International.
Siamo stati molto fortunati a trovare queste persone, è un passa parola, un tam tam, il segreto è trovare la prima persona onesta e capace, dopo di che ti presenterà solo persone dello stesso livello.
Cambiare divisa è stata una gioia, dismessi i guanti da saldatore ci siamo armati di pennelli, credeteci che dopo 3 anni e mezzo ne avevamo bisogno. Tornare  a casa bianchi invece di neri è fonte di felicità. Adesso il nostro gioiellino è tutto bianco e splendente, immacolato, mette i brividi.
Il color alluminio non ci mancherà, eravamo stufi e annoiati. Adesso toccherà agli stuccatori viareggini, simpaticissimi e con una vita di esperienza alle spalle. A loro i lavoro più importante e faticoso, la dovranno rendere bellissima, sinuosa e tutta curve.